Secondo una recente indagine di Doxa Pharma, in Italia sei persone su dieci si sono affidate ai rimedi dolci almeno una volta nell'ultimo anno per curare piccoli disturbi, come raffreddore, mal di testa, dolori muscolari, anche se solo il 2,5% della popolazione ne fa un uso regolare.
Tuttavia la maggioranza di chi acquista prodotti omeopatici non sa esattamente cosa sta comprando. Molti vorrebbero saperne di più.
Ecco allora un po' d'informazioni, prima di correre in farmacia.
Che cos'è l'omeopatia?
È la disciplina fondata alla fine del 1700 da un medico tedesco, Samuel Hahnemann, in base alla premessa che il simile cura il simile, ovvero che sia possibile curare un disturbo con quantità minime o inesistenti di una sostanza che, assunta in grandi quantità, provocherebbe il disturbo stesso. Assomiglia al principio dei vaccini. Infatti anche per stimolare la reazione del sistema immunitario si somministrano piccole dosi di antigene (in genere, una molecola proveniente dal virus stesso). Ma questo paragone non regge. Mentre nei vaccini c'è effettivamente la dose di principio attivo che esercita il suo effetto terapeutico, nei prodotti omeopatici no.
Che cosa contiene un preparato omeopatico?
In un prodotto omeopatico non c'è più traccia della sostanza d'origine. Questa infatti viene ripetutamente diluita in acqua, fino a scomparire. È un fatto matematico. Mettiamo che l'ingrediente di partenza (tintura madre) sia disciolto di un fattore cento (cioè una parte in 99 parti d'acqua). Sappiamo che una mole di qualunque sostanza contiene un numero N di molecole (detto numero di Avogadro), pari a 1023. Dopo la prima diluizione (indicata con la sigla 1CH), la concentrazione di molecole sarà 1021, dopo la seconda diluizione centesimale avremo 1019 molecole, e così via... Dopo il 12esimo passaggio (ovvero, per concentrazioni omeopatiche superiori a 12 CH), la probabilità di trovare una sola molecola di partenza è praticamente pari a zero.
In base a quale principio dovrebbe funzionare l'omeopatia?
Non lo sanno nemmeno gli omeopati. Si invoca la fantomatica memoria dell'acqua, per cui l'acqua avrebbe la capacità di ricordare le molecole con cui è entrata in contatto. Ma è un principio privo di qualunque fondamento. Analogamente, al limite dell'esoterico è il principio della dinamizzazione, ovvero quei vigorosi scuotimenti applicati al preparato omeopatico tra una diluizione e l'altra che dovrebbero amplificare la potenza dell'ingrediente.
L'omeopatia ha basi scientifiche?
Per quanto si sappia, no. Anzi, il suo eventuale funzionamento andrebbe contro tutti i principi della chimica, della fisica, della biologia. Bisogna ricordarsi che l'omeopatia è una disciplina formulata più di 200 anni fa, quando si usavano le sanguisughe, non erano ancora stati scoperti neppure virus e batteri, e la medicina era lontanissima dalle conquiste moderne. Questo, ovviamente, non esclude che possa esistere qualche meccanismo ignoto per cui l'omeopatia potrebbe funzionare.
L'omeopatia è efficace?
No, a parte l'effetto placebo (che vale per qualunque cosa supponiamo ci faccia stare meglio). Il motivo per cui la maggioranza della comunità scientifica respinge l'omeopatia non è ideologico. Il problema è che centinaia di studi e sperimentazioni cliniche non sono mai riuscite a dimostrare che funzioni. Nonostante alcuni studi positivi (www.guna.it) tanto strombazzati (la maggior parte dei quali di rilevanza minore e pubblicati su riviste di omeopatia), le revisioni sistematiche della letteratura scientifica bocciano questo approccio (una rassegna si può consultare qui). Persino il National Center for Complementary and Alternative Medicine statunitense, (www.nccacm.dep.gov) dopo aver riversato milioni di dollari nella ricerca sulle terapie, è arrivato all'amarissima conclusione che "esistono scarse evidenze che l'omeopatia abbia una qualche efficacia per qualsivoglia condizione clinica".
È vero che i prodotti omeopatici, a differenza dei farmaci tradizionali, non hanno effetti collaterali?
Certo che è vero. Non provocano effetti tossici per lo stesso motivo per cui non hanno effetti terapeutici. Tuttavia, indirettamente, anche un prodotto omeopatico può esser pericoloso, se assunto per una patologia seria al posto di un farmaco vero e proprio di comprovata efficacia.
Molti genitori preferiscono somministrare ai bambini prodotti omeopatici anziché farmaci tradizionali. È sbagliato?
È giusto, e prudente, non esagerare con i farmaci in età pediatrica, ma è rischioso omettere cure validate quando il medico le prescrive. I prodotti omeopatici sono solo un palliativo: non curano la bronchite, né qualunque altra malattia.
È vero che l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha equiparato i farmaci ai prodotti omeopatici?
Assolutamente no. Recentemente, l'Aifa ha recepito una direttiva europea in base alla quale anche i prodotti omeopatici dovranno essere registrati, come avviene per i farmaci. Ma si tratta di due procedure molto diverse. Mentre un farmaco deve superare una lunga serie di valutazioni, test pre-clinici e sperimentazioni cliniche che ne dimostrino sicurezza ed efficacia, un prodotto omeopatico no. Per l'autorizzazione al commercio, è previsto un canale di registrazione rapido che serve solo a garantire che non faccia male. Non a caso, per i prodotti omeopatici è vietato recare sull'etichetta o sul bugiardino indicazioni terapeutiche specifiche. Ora vedremo come il decreto Balduzzi cambierà la situazione.
Molte persone stanno meglio dopo aver preso prodotti omeopatici. Come si spiega?
A volte è una coincidenza. Più spesso, la potenza (scientificamente dimostrata) dell'effetto placebo. Anche per un farmaco tradizionale c'è l'effetto placebo, che però si somma all'effetto terapeutico. In ogni caso, è bene sottolineare che la medicina ha compiuto reali progressi solo quando ha abbandonato l'impostazione basata sull'esperienza personale e si è convertita all'impostazione basata sull'evidenza scientifica (evidence based medicine). Ci si può sentir meglio per svariati motivi, del tutto scollegati dal trattamento in sé. L'unico modo di stabilire il valore di una terapia è sottoporla all'esame rigoroso della scienza.
L'omeopatia appartiene alle medicine complementari. Perché non considerarla un'arma in più?
Questa distinzione tra medicina tradizionale e complementare è pretestuosa.
La medicina è una sola, quella basata sull'evidenza e nel caso dell'omeopatia, per ora, di evidenze non ce ne sono.
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