Corso di scrittura creativa
Ti piace
scrivere? Un viaggio in otto tappe nelle terre della narrazione.
La serie di
incontri sulla scrittura creativa, della durata di due ore ciascuno, prevedono una prima parte teorica ed un
laboratorio di idee per ogni serata, al fine di analizzare e scoprire cosa significhi
essere un narratore e che senso abbia, oggi, il raccontare storie.
Pronti a
partire verso quelle lontane terre? Ecco un viaggio in otto tappe quindicinali (di
giovedì alle 20,30) dalla seconda metà di ottobre, alla
scoperta di quel mondo dove vivono le storie. Ci si dedicherà soprattutto al
mondo della narrativa breve, affrontando anche quello dell’editoria, ove
fornire un quadro il più completo possibile, su come scrivere un racconto, su
come scrivere un libro.
Curato da Gaddo
de Anna, il corso di scrittura prevede interventi teorici ed esercizi
pratici, per confrontarsi, in una sorta di laboratorio, con sé stessi e con
gli altri per scoprire il piacere di raccontare storie e raccontarsi nelle
storie. Si evidenzierà quanto sia positivo scrivere ciò che è dentro di noi,
che normalmente ci fa solo una gran confusione. Parlandone, immaginandolo, la
gran confusione tenderà da sola a chiarirsi, a mettersi in ordine. Si imparerà
cos’è un incipit e come ci aiuta a sconfiggere il panico del foglio bianco. Come
si sceglie il punto di vista ed il relativo personaggio, quanto le parole siano
importanti e come sia importante scegliere quelle giuste. Si farà attenzione ai
luoghi comuni e a come evitarli, fermandoci a riflettere su come si arriva ad
un certo finale che, non è detto sia la fine di una storia, ma potrebbe essere
l’inizio di un’altra. Pronti per partire? Per ogni argomento trattato verranno
consegnate dispense e materiale di scrittura. Bene: si preparino i fogli, si affilino
le penne, si riempiano i calamai. Buona lettura e…soprattutto buona
scrittura!
Indice del
corso di scrittura
“non si scrive perché
si vuol dire qualcosa, ma perché si ha qualcosa da dire”
Chi è un
narratore? Che tipo di storie racconta? Ci sono storie più narrative di altre?
Pensate a quando vi svegliate accanto a qualcuno, o siete al bar per caffè, o in
ufficio quando vi chiedono come avete trascorso il week end. Tutte circostanze
utili ad evidenziare come non esista un solo genere di narratore, ma come lo si
sia tutti. La nostra società è piena di relatori che raccontano avvenimenti e
vicende. Ma anche di narratori che raccontano storie.
“Una storia vive di vita propria: nasce da un nulla,
cresce in un momento, finisce quando meno te lo aspetti”
Pensate alla
vostra vita, pensate a una giornata qualsiasi. Quanti avvenimenti succedono?
Decine. Centinaia. Ora pensate da cosa dipende lo scarto tra un avvenimento e
una storia. Bene, avete capito. Ciò che rende storia un avvenimento è proprio
il vostro intervento, la vostra esperienza di narratori. Un fatto diventa
storia quando qualcuno è disposto a raccontarlo, quando qualcuno, riferendosi a
fatti, realmente accaduti o inventati, collega tra loro le parti più
significative della vicenda e dà loro un senso compiuto.
3. L’incipit
“E’ l’inizio di un percorso. Lo spiraglio che ci fa intuire la storia”
“E’ l’inizio di un percorso. Lo spiraglio che ci fa intuire la storia”
Un incipit è
la formula iniziale con cui si comincia una narrazione, una formula da cui
dipenderà il grado di attenzione del lettore. In queste prime battute, infatti,
un narratore pone le regole dell’universo narrativo che desidera proporre e col
quale aggancia il lettore.
“E’ un’opinione. Una delle mille possibili”
Avete mai
immaginato cosa pensa di voi il vostro gatto, o il vostro cane, o il vostro
pesciolino, o una formica che state calpestando? Vi siete mai chiesti come
descriverebbe la storia dei Promessi Sposi il contadino “proprietario” di “quel
ramo del lago di Como”? E il vostro
letto, il vostro divano, la vostra forchetta, il vostro pc, cosa racconterebbe
di voi? E’ una questione di punti di vista. E’ una questione di personaggi.
5. Scegliere le
parole giuste per ciascuna storia
“Una parola è quella giusta, se è giusto anche il suo suono”
“Una parola è quella giusta, se è giusto anche il suo suono”
Per capirci
paragoniamo la scrittura con la pittura. La scelta delle parole per uno
scrittore è tanto importante quanto per un pittore la scelta dei colori. Lo
scrittore crea un mondo sulla pagina bianca; il pittore crea un mondo sulla
tela, che può anche essere simbolico. Entrambi creano mondi verosimili; non
veri, non reali, ma possibili.
6. I luoghi comuni
“La differenza che esiste tra una parola luminosa e una parola, è la stessa che intercorre tra un temporale e una pioggerellina. Il luogo comune, è la pioggerellina”
“La differenza che esiste tra una parola luminosa e una parola, è la stessa che intercorre tra un temporale e una pioggerellina. Il luogo comune, è la pioggerellina”
Il “luogo
comune” rappresenta ciò che tutti dicono e tutti pensano, per torpore mentale o
deficienza linguistica, per cercare un qualunque contatto con l’altro a
prescindere, per sentirsi parte di un gruppo qualunque, per un’ora qualunque,
in un luogo qualunque. Che noia!
“Il finale deve essere un dispiacere”
Cosa ci
spinge a leggere una storia? Arriviamo sempre alla fine di un libro perché
vogliamo conoscere la sua conclusione? E poi, ciao.
Spesso non
raccontiamo un avvenimento, non “diciamo”. Declamiamo come se, per convincere
il nostro interlocutore della bontà di una tesi o per ricreare un’atmosfera
durante un racconto orale, avessimo bisogno di un numero spropositato di
aggettivi, di dare enfasi, spesso anche nella gestualità, ad un racconto di per
sé elementare. La semplicità deve farla da regina. Si deve, quindi, sempre
rileggere con gli occhi di chi legge, chiudendo quelli di chi ha scritto.
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