lunedì 27 aprile 2015

Rebirthing Prenatale

a cura di Patrizia Terenzani
Una ristrutturazione cognitiva ed emotiva dell'esperienza prenatale

“Non è mai troppo tardi per avere un infanzia felice!”

L' integrazione del nostro "scenario di nascita"...
Oggi è sempre meno facile trovare senso e appagamento nella propria vita: vivere una relazione di coppia o la propria condizione di single in modo gratificante; essere dei genitori capaci; svolgere il proprio lavoro con soddisfazione; affrontare i passaggi cruciali delle fasi dell’esistenza (giovinezza, mezza età, vecchiaia); vivere la malattia come un messaggio da interpretare, un opportunità evolutiva e non come un evento doloroso ed insensato.
La natura del disagio è spesso la mancata integrazione del nostro “scenario di nascita”: la costellazione degli elementi psicofisici dell’esperienze del concepimento, della vita intrauterina e della nascita.
Il Dr. Gianni Ragazzi, Filosofo, Rebirther e Counselor dice: "Il nostro vissuto prenatale è impresso in modo indelebile nella nostra memoria cellulare; non sono semplici ricordi o sensazioni, é un vero e proprio “continente” della psiche sul quale si fonda il nostro comportamento.
Le forze primarie che hanno origine nel prenatale si manifestano continuamente nella nostra vita e ci condizionano inconsciamente ad operare scelte per le quali non abbiamo una spiegazione razionale".
Il Rebirthing: uno strumento di crescita personale tra i più efficaci che esistono...
Il vissuto prenatale non integrato è all’origine della frammentazione della nostra unità interiore e può causare 2 problemi:
1. vivere con un senso di incompletezza e lacerazione, che tende a farci smarrire il collegamento naturale e ordinato con la vita e con il ritmo circolare del tempo;
2. la scomparsa del valore spirituale dell’esistenza che impoverisce ogni nostro vissuto.
La respirazione circolare del Rebirthing riproduce nel cervello condizioni simili a quelle della gestazione, quando lo scambio placentare ci assicurava l’approvvigionamento continuo di ossigeno e la rimozione rapida e costante delle scorie, con un ritmo, appunto, circolare!
Questa respirazione “apre” i nostri canali sub-sensoriali inducendoci in stati regressivi ma coscienti.
Oltrepassata la barriera iniziale della consapevolezza esterna ha luogo una fase spontanea di ritorno mnemonico a stadi antichi della nostra esistenza.
Ciò è determinato dalla dinamica dell’imprinting uditivo, lo stato prenatale in cui abbiamo appreso i ritmi fondamentali della vita legati alla cadenza del respiro e ai battiti cardiaci materni che sono stati il più forte stimolo sensoriale che abbiamo percepito nell’utero.
Gli stati di coscienza prenatali si trovano in una particolare struttura del nostro inconscio, una zona precedente allo stadio razionale e verbale che si è sviluppata in una condizione sensoriale non paragonabile a quella dell’essere adulto.
Questi stati di coscienza difficilmente riaffiorano alla nostra consapevolezza; per esplorare l’area prenatale, la base della nostra vita psichica e fisica, ci sono necessari strumenti differenti da quelli che usiamo per indagare gli stadi successivi del nostro essere.
Le tecniche respiratorie del Rebirthing sono l’unico metodo in grado di superare l’ostacolo causato dal diverso modo che abbiamo avuto, come feto, di organizzare esperienze ed emozioni in essenza di una struttura logica.
Per entrare nel mondo emozionale di quando eravamo un feto, per essere in contatto con la manifestazione primigenia della nostra vita, necessitiamo dell’unico strumento che è la diretta espressione delle nostre forze vitali: il Respiro.
Con il Rebirthing possiamo rivivere le dimensioni emozionali e sensoriali di quando vivevamo nel nostro "universo amniotico"; i modelli neuro-fisiologici trasmessi da nostra madre; l’imprinting che abbiamo ricevuto al momento della nascita e che si manifesta nella nostra costellazione psicosomatica condizionando il nostro comportamento.
Durante le sedute verranno approfondite le tematiche:
• Il trauma natale
Dal momento che, in genere, la nascita avviene in condizioni innaturali e traumatiche, da essa conseguono atteggiamenti negativi verso la vita che continuano a condizionarci finché non riusciremo a liberarci in maniera consapevole. Queste disposizioni consolidate condizionano innanzitutto la nostra capacità respiratoria. La recisione del taglio del cordone ombelicale, viene eseguita pochi minuti dopo la nascita, senza considerare l’aspetto naturale dell’evento che avverrà da li a poche ore. Di conseguenza il nostro primo respiro avviene per obbligo, con l’angoscia di non riuscire ad avere ossigeno, inoltre la prima boccata d’aria brucia terribilmente nella gola del neonato. È chiaro, che suddette esperienze possano marchiare una coscienza vergine in modo traumatico. Inoltre lo stesso viaggio all’interno dell’utero provoca uno shock al nascituro, man mano che le contrazioni aumentano il leggero e gradevole massaggio dell’utero si trasforma in un comprimere doloroso che termina con l’espulsione. Da un’esperienza del genere si possono trarre conclusioni del tipo “non esiste piacere senza dolore” e, dunque, “se non voglio soffrire devo evitare il piacere”.
Affermazioni del genere finiscono così per diventare la nostra legge personale o negatività specifiche, e connotano tutto l’andamento della nostra esistenza.
• La disapprovazione parentale
È la seconda causa principale d’infelicità. Un neonato arriva nel mondo quasi come una pagina bianca (ha scritto solo i titoli di testa per così dire)
Gli educatori possono farne un cristiano o un indù, il bambino non fa obiezioni. È aperto non giudica. Essi gli indicano cosa è buono e cattivo, cosa è bello e brutto. Gli insegnano cosa significa il senso del dovere, dell’onore della coscienza. Gli adulti fanno gara per educarlo, e ciascuno è convinto di sapere cosa è giusto per il bambino. Durante i 5 primi anni di vita questi esserini vengono sgridati circa 40.000 volte noi tutti dalla nostra infanzia conosciamo frasi del tipo stai zitto quando parlano i grandi o sei troppo piccolo per fare questo oppure quante volte ti devo dire che…. Gli educatori cercano di adeguare il bambino alle proprie limitazioni, e così facendo, passo dopo passo esso diventa una macchinetta funzionante. L’educazione coercitiva che abbiamo ricevuto da parte dei nostri genitori e dalle persone con cui abbiamo avuto delle relazioni (maestri- fratelli-amici) crea, da adulti il bisogno di essere continuamente amati, accettati, confermati nella nostra essenza e nelle scelte che facciamo. Soffochiamo il risentimento nei confronti dei genitori, ma questo si ripresenta in tutti i nuovi rapporti affettivi che instauriamo.
• Le negatività specifiche
La terza grande causa d’infelicità è data dalle cosiddette negatività specifiche, ovvero idee e convinzioni a cui ognuno di noi è particolarmente legato. In genere si tratta di pensieri di cui siamo inconsapevoli e sui quali rimuginiamo spesso come “non piaccio mai alle persone che piacciono a me “non riuscirò mai ad avere ciò che desidero” “non ce la farò mai ad avere quella promozione “questi pensieri nascono una volta che i genitori, i familiari, gli insegnanti hanno fornito le loro programmazioni al bambino, questi incomincia, in maniera autonoma, a sviluppare dei programmi nuovi, basandosi su quelli ricevuti. Il mondo gli si presenta secondo i propri valori, e non si accorge di essere lui la causa delle sue esperienze. Naturalmente è possibile che qualcuno riesca benissimo nella vita, anche con le programmazioni interiorizzate. Si è immedesimato a tal punto con le sue limitazioni che riesce a sperimentare gioia e fortuna anche dentro questi margini. Non vuole cambiare nulla, anzi, giudica e condanna le persone che abbandonano questi limiti, poiché potrebbero essere una minaccia per lui, giacché fanno qualcosa che egli non può permettersi di fare senza dover mettere in discussione molte cose su se stesso
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